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09 Agosto 2008
Rovigo

In Polesine sei disabili ogni mille abitanti
È l’importante risultato di un’indagine svolta dai servizi sociali per programmare gli interventi.

Parla il direttore Poirè
Scoperti 204 disabili mai assistiti.

Nei 41 comuni dell’Ulss 18 sono 977 i portatori di handicap.
A San Martino sorgerà il decimo Ceod.
Nei quarantun comuni dell'Ulss 18 di Rovigo vivono 977 disabili. Rapportati ai circa 172mila residenti significa 5,67 disabili ogni mille abitanti.

Il dato emerge da una ricerca svolta dall'Azienda sanitaria locale rodigina, su cui si basa il piano di zona triennale di cui l'ente si è dotato per soddisfare le esigenze dei portatori di handicap. «È uno studio epidemiologico unico in Veneto - spiega il direttore dei servizi sociali dell'Ulss 18 Alberto Poirè - Nessun collega delle altre 19 Ulss, con i quali mi confronto periodicamente, mi ha mai detto di aver fatto qualcosa di simile. Serve per avere una mappa, un data base della situazione sempre aggiornata, su cui basare gli interventi da fare. Ad esempio entro l'anno apriremo un nuovo Centro diurno per disabili (Cdd), prima si chiamavano Ceod, a San Martino di Venezze, perchè lì e nella zona di Rovigo c'è il più alto numero di disabili con età fra i 16-17 anni del distretto. Con San Martino i Cdd dell'Ulss 18 diventeranno dieci. Il doppio di quanti ce n'erano nel 2003, quando si è insediata questa direzione sanitaria».

A livello assoluto il maggior numero di disabili risiede ovviamente a Rovigo (259) e negli altri centri più grossi: Badia (56) e Lendinara (55). Se si osservano i dati in base al numero di abitanti si scopre, invece, che per i ragazzi disabili (11-17 anni) il primato spetta a Canda (unico paese sopra il 3 per mille), seguita da Castelguglielmo e Villamarzana (fra 2 e 2,9 per mille). Tutti gli altri 39 comuni dei distretti 1 e 2 dell'Ulss 18 sono sotto il 2 per mille. Questo spiega l'esistenza di due Centri diurni per disabili proprio a Canda, gli altri si trovano a Badia, Lendinara, Gavello e Rovigo (4).

«Un altro importante risultato dello studio - continua Poirè - è stato la scoperta di numerosi adulti diversamente abili di cui i servizi sociali non erano a conoscenza. In passato la disabilità di un figlio era spesso sentita come un'onta da nascondere. Quindi ci sono persone ormai in età avanzate che non sono mai venute a contatto con le strutture dell'Ulss. Sono sempre state accudite attraverso la rete familiare. La ricerca ha permesso di scoprirne ben 204 (58 nel distretto 1 di Rovigo, 146 nel distretto 2 di Badia) su 775 adulti disabili complessivi. In pratica a livello socio-sanitario non si sapeva l'esistenza di un adulto disabile su 3,5. Ora non più. E sarà quindi possibile porre in atto meglio tutte le iniziative che in gergo chiamiamo "Dopo di Noi". Ovvero l'assistenza al disabile quando i genitori, o le persone più anziane di lui che lo accudiscono, muoiono, o non sono più in grado di assisterlo».

La programmazione, basata sui dati, è quindi lo strumento principale per affrontare il grave problema della disabilità dal momento della nascita e dell'infanzia, a quello dell'età scolastica (gli ex Ceod), all'accompagnamento ed eventuale inserimento lavorativo. Questa è l'impostazione che Poirè ha dato al suo settore. E i risultati ci sono per i 977 disabili dell'Ulss 18, anche se spesso non si vedono, o salgono alla ribalta delle cronache. «Perchè nella sanità il sociale è come la pulizia - ama ripetere Poirè - Se c'è nessuno lo vede, quando manca tutti lo notano».

di Ivan Malfatto


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